Dobbiamo imparare, a volte, a dire no.
Dire no a quel datore di lavoro furbetto che ti offre due spiccioli per un
impiego che meriti e per il quale hai studiato.
Io ho detto di no ma, finché ci
saranno ragazzi che accetteranno qualsivoglia
compromesso, la situazione in
Italia non cambierà.
Ho 26 anni e sono una giornalista
praticante. Vivo nelle Marche ma sto cercando lavoro dove si dice che
ancora qualcosina ci sia: Milano. Ho mandato il curriculum a un’agenzia
di comunicazione che, dopo un primo colloquio, ha deciso di assumermi. Bello
vero? Sì, peccato che mi offrivano 500 euro con partita Iva.
Chiamo immediatamente il mio
commercialista che mi spiega come funziona. Ecco la sintesi. Per gli under 35
la partita Iva è agevolata al 5 per cento quindi significa che ai 500 euro
iniziali avrei dovuto togliere 25 euro. Totale stipendio mensile: 475
euro. Ma non finisce qui. A questa somma vasottratto il 27% della Gestione
Separata dell’Inps.
Ho studiato Lettere ma due calcoli riesco
a farli. Al mese il guadagno sarebbe stato di 340 euro. Con questa
cifra sarebbe stato impossibile prendere una stanza in affitto e sopravvivere, così
ho detto subito di no.
Arrivederci, senza grazie.
Un altro ragazzo invece ha accettato
l’offerta. Lui è di Milano e ha deciso di svegliarsi cinque giorni su sette per
prendere 340 euro. Chi finora ha accettato questi compromessi, si deve ritenere
colpevole della crisi economica e della disoccupazione giovanile.
Basta a dire “fa curriculum”, “fa
esperienza”. Abbiate il coraggio di dire che vi meritate di più.
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