"Affascinano giovani e meno
giovani. Fanno sognare luoghi lontani e palazzi sontuosi.
Ma la realtà è diversa e far carriera nelle istituzioni internazionali non è
per tutti. «E’ un percorso a ostacoli - dice Paolo Magri, direttore dell’Ispi,
l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano - che richiede
determinazione e competenza». «Non sono carriere adatte ai giovanissimi -
aggiunge -, perché richiedono già esperienza. In alcuni casi si va oltre la
trentina, con almeno due-tre anni alle spalle di lavoro nel settore privato
oppure in altre organizzazioni internazionali o nelle Ong». Preferibilmente nei
settori amministrativo, delle comunicazioni e della gestione finanziaria.
In Italia sono presenti tre grandi
organizzazioni con sede a Roma, Fao, Ifad, Wfp; tre a Torino,
Itc, Ilo e Unicri, Etf, più rappresentanze del Parlamento europeo e della
Commissione a Milano e Roma. Dunque, concorsi e carriere per pochi eletti e con
ottima preparazione linguistica: almeno due-tre lingue e una solida formazione
post-laurea. Scienze sociali, economia, giurisprudenza, scienze politiche,
agraria, medicina e biologia - per chi dovrà lavorare per la Who
(Organizzazione mondiale della sanità) sono le lauree più comuni fra i
candidati.
Chi vuole imbarcarsi nell’avventura di una
carriera internazionale,
dovrà seguire scrupolosamente tutti gli aggiornamenti in materia. Questi li
fornisce «Globe», un programma annuale di orientamento che dal 2001 viene
organizzato da Ispi per promuovere seminari in tutta Italia, da Milano a
Palermo. Attualmente, le posizioni aperte sono circa 180, scadenza gennaio
2013, per lavorare alle Nazioni Unite. I fortunati che saranno scelti, avranno
le porte aperte per lavorare nei più diversi settori e programmi: sviluppo,
emergenze, diritti umani. Ogni Paese prevede una quota di assunzioni a secondo
dell’organizzazione. Fra i requisiti fondamentali: la capacità di lavorare in
team, di reporting, public speaking e sapersela sbrigare egregiamente nella
soluzioni dei problemi più imprevedibili. Insomma, possedere un carattere
flessibile, in grado di fronteggiare ogni circostanza.
I contratti offerti sono a tempo determinato o
indeterminato, a
seconda delle funzioni e dell’organizzazione in cui si andrà a lavorare. Nelle
Nazioni Unite oltre l’80% dei contratti è a tempo determinato (in media, 1-2
anni). Nell’Unione Europea il 70% - circa - è a tempo indeterminato.
La selezione si svolge con procedure diverse per
la Ue e l’Onu. Nell’Unione Europea i concorsi sono regolati secondo le nuove
procedure Epso (European Personnel Selection Office) che dal 2010 ha attivato
concorsi più snelli, a cadenza annuale e con valutazioni dei candidati che si
basano più sulle competenze che sulle conoscenze. Le prove pratiche di
selezione si svolgono a Bruxelles. I profili dei vincitori vengono poi inseriti
nella banca dati della Ue, dove resteranno per un anno o per un periodo più
lungo per incarichi più generici.
Per l’Onu i concorsi - non regolari - vengono
promossi per nazione e per poche posizioni. In massima parte la selezione si basa sui
curricula a cui segue un’intervista della persona preselezionata. Le Nazioni
Unite offrono periodi di stage di 3-6 mesi, non remunerati, per esperienze nei
quartieri generali dell’organizzazione o, direttamente, sul campo. In ambito
comunitario gli stages sono aperti a circa 500 persone l’anno, durano 6 mesi e
prevedono una remunerazione."
Link di riferimento:
(Fonte Sportello Lavoro)